info su: UNIVERSI TEMPORALI






Dieci racconti per altrettanti quadri dipinti dall’autrice, in un percorso che si snoda nel tempo e va dall’anno Mille fino ai giorni nostri. 


E’ un viaggio nel tempo quello che Universi Temporali-Alchimie di quadri e racconti  promette ai suoi lettori, che si meraviglieranno, pagina dopo pagina, di come tutti i loro sensi verranno evocati e stimolati, a partire dalla vista e dal tatto. Il blu della copertina richiama all’istante la magia della notte e iniziando a sfogliare le pagine, morbidamente consistenti, il piacere tattile è subito sublimato dalle immagini evocative e dai raffinati arabeschi che legano le trame di ogni racconto. Ogni storia invita ad essere immaginata e sognata, musiche appena intonate da strumenti antichi possono essere udite tra le righe, aromi di cibi e spezie possono percepirsi sulla punta della lingua e profumi di essenze, muschi e pelle s’insinuano invisibili nelle narici. Perfino il sesto senso viene stimolato sin dal primo racconto, a sussurrare una sfida a presagire il destino incredibile che attende ogni protagonista.
Nicoletta Retico è al suo primo libro edito, ma ha già scritto sceneggiature e vari racconti, sa perfettamente come incantare attraverso la parola narrata e l’immagine dipinta. Lei stessa definisce Universi Temporali “un incontro, sottolineato dal formato album, tra il catalogo d’arte e l’opera letteraria. Un viaggio temporale tra sogni, evocazioni, magie ed emozioni”. Un elaborato incantesimo dunque, che appartiene anche alle opere pittoriche che Nicoletta Retico, per metà anima scrittrice e per l’altra metà artista, dipinge, rivelando contemporaneamente la preziosità sia dei suoi quadri che dei microcosmi narrativi. Dietro ogni storia si muove la grande Storia, così ogni racconto è un piccolo seme trasportato dal vento e depositato nella fertile terra del tempo cui appartiene, mescolando l’immaginazione con un buono strato di verità. Dieci sono le storie illustrate, sparse in dieci secoli di storia: dall’anno Mille, che sviscera il tema della superstizione, scorre la clessidra per duecento anni, fino a bussare al portale di un’abbazia secolare; si procede ancora attraverso il varco temporale del Rinascimento in cui astronomia e alchimia si fondono in una densa fabula, si scende poi sott’acqua in un tempo sospeso e non codificato, a scoprire l’incanto di un mondo capovolto popolato di mille esseri e meduse, per scivolare voluttuosamente nell’Ottocento della cucina di corte e dei misteriosi rimedi della medicina orientale. L’antico si conclude e si spalancano le porte del Novecento, che travalica i traumi della guerra e del nazismo sospendendo l’incredulità con il realismo magico e la poesia dell’arte. L’oggi è la cornice degli ultimi racconti, in bilico tra fiction, giornalismo e cinematografia visionaria contemporanea. Un narrare ritmato e avvincente, che porta il lettore a vedere le storie e a decifrare i sogni che le hanno generate, un labirinto interiore tutto da percorrere fino all’ultimo enigma da sciogliere, un evocare per immagini che fa viaggiare la mente tra una dimensione e l’altra, in una continua metamorfosi tessuta d’incanto e stupore. 
Per scoprire qualcosa in più del talento dell’autrice, basta leggere il lungo elenco di premi letterari e artistici che ha collezionato. La sua ricca biografia la descrive: insegnante, pittrice, sceneggiatrice di documentari, coach e formatrice, scrittrice e addirittura direttore artistico di un’accademia. Alla domanda su come faccia a fare tutto, risponde sorridendo che ha imparato a ottimizzare il suo tempo: l’insegnamento di materie letterarie nella scuola media di Marina di Cerveteri l’assorbe la mattina, mentre il pomeriggio si ritaglia almeno tre ore per scrivere o dipingere, quando non fa lezione di Storia dell’Arte e di Tecniche Artistiche all’Accademia delle Arti di Pyrgi, presso il castello di Santa Severa. Tra allievi piccoli e grandi sperimenta tutte le sfumature dell’insegnamento, che per lei  non è “riempire un secchio, ma accendere un fuoco” per dirla con le parole di Socrate. Ci vuole passione. La stessa che mette in tutto quello che fa, che si vede nel lungo lavoro quasi d’oreficeria visibile nei suoi dipinti e nell’amore per la vita che emanano i suoi protagonisti in cerca del proprio destino. Per saperne ancora di più basta visitare il suo sito e stupirsi!
                                                                                                                         Arnaldo Gioacchini

Dalle Note dell'Autrice:
Ogni racconto ha avuto numerose genesi e ispirazioni, che si sono fuse tra loro fino ad assumere una forma compiuta: da sogni, intuizioni, fotografie, dal teatro, dal cinema, da un quadro che ho  visto o dipinto, da notizie lette o da frammenti di vite altrui. Spesso da sinestesie di più elementi insieme.
A volte ho iniziato a scrivere partendo da un’ispirazione e, come in trance, ho lasciato le parole scorrere da sole senza fermarle. Altre volte mi sono documentata a fondo sull’argomento da trattare. Ogni racconto è nato in un luogo diverso, almeno come storia in germoglio, e in un particolare momento della mia vita, per questo amo ogni trama e non saprei dire quale preferisco, perché so in quale nucleo narrativo di ognuna si annida un pezzo della mia anima, un ricordo, un posto a me caro, qualcosa di una persona che amo ed ho amato.

Ogni racconto presente nel libro è introdotto da un'immagine che ne completa il senso e una serie di eleganti arabeschi lega una storia all'altra. Scrisse Elsa Morante: "L'arabesco indecifrabile è dato per la gioia del suo movimento, non per la soluzione del suo teorema"... Disse Ennio Flaiano: "In Italia la linea più breve tra due punti è l'arabesco"... 

Introduzione…al Sogno
Di notte il momento in cui devo addormentarmi faccio fatica a cedere al sonno, perché difficilmente smetto di pensare: medito, rifletto, considero e ricordo, incessantemente. Poi, finalmente, arriva l’attimo dell’abbandono e solo a quel punto,  con dolcezza, l’indaco della notte mi inghiotte.
E sogno, sempre.
Quando varco la soglia del mio limbo interiore mi sorprendo a parlare lingue sconosciute, visitare luoghi inesplorati, comprendere ogni cosa dopo un solo istante, incontrare Caravaggio e scoprire i segreti della sua pittura. Posso viaggiare nel tempo (meraviglioso potere della mente!) alla ricerca delle mie incredibili vite passate.  Nei sogni non vivo solo avventure straordinarie, ma anche quello che di giorno respingo, affronto ciò che evito, rivivo sensazioni che non ho colto e mi abbandono, senza riserve, alle emozioni.
E poi, spesso, entra in scena l’inconscio e non mi resta che subire i suoi oscuri disegni o provare a decifrare i suoi messaggi in codice.
Sento che l’architettura emozionale del mio cervello ha origine da memorie remote e trattiene dentro un senso d’incompiuto che mi spinge ad una continua ricerca di qualcosa che mi completi.
La mia notte è immersa in un buio liquido. Io dormo appena sotto la superficie, come in apnea; ma va bene, l’acqua non mi spaventa. E anche quando tentacoli misteriosi tentano di portarmi a fondo, raccolgo tutto l’ossigeno che è in me e soffio mille bolle d’aria sino a riemergere. E’ un riaffiorare sordo, di cui sono appena consapevole. Ma appena l’inquietudine si affievolisce e il cuore smette di pulsarmi nei timpani, prendo tutto il coraggio che posso, serro i pugni e torno sotto, per compiere l’unica azione ponderata: cambiare il finale!
Per trasformarmi da vittima a padrona, almeno dei miei sogni. Questi sì, sono soltanto miei.
Lì  sono la regina, governo io nel mio regno onirico.
Sono la strega delle tenebre, esorcizzo e addomestico i miei demoni.
Sono l’alchimista, trasformo il cupo piombo della mia notte in oro.

 E di giorno?
Dipingo e scrivo dei miei sogni.
Perché sognare è una caduta dentro di me, è una discesa agli inferi che apre il sipario del mio teatro interiore, dell’immaginazione inconscia, fino al nucleo di tutte le possibilità narrative. E’ il più grande strumento creativo che possiedo. Nel sogno trovo tutte le risposte e le intuizioni, svelo i miei desideri inconsapevoli e trovo materia per la scrittura e la pittura.
Ogni quadro che ho dipinto l’ho prima sognato e composto nell’immaginazione. Lo stesso vale per le storie dei miei racconti, spesso nati da sogni che ho tradotto in sequenze, mentre in realtà la loro struttura espressiva è quasi contemporanea: nella mia mente le immagini arrivano tutte insieme e offrono infiniti livelli di interpretazione, che poi da sveglia seleziono e, più cerco di ricordarle, più le modifico. Sono visioni in divenire.
Molte idee per i miei racconti sono nate così e da vari spunti fusi insieme. Le scene più riuscite derivano da immagini oniriche e spesso, mentre scrivo, mi capita di chiudere gli occhi alla ricerca di una sensazione o di un frammento utile all’intreccio.
Come accade nei miei sogni, anche nei miei racconti c’è sempre qualcosa che ritorna e poi si evolve in un’altra dimensione; una contaminazione continua che non mi riesce in alcun modo di eludere, come se un pezzo di ogni storia fosse indispensabile alla successiva o addirittura la facesse germogliare. Non si tratta di ripetizioni volute, ma inconsapevoli; solo rileggendo più volte con attenzione, alla fine riconosco la stessa parola, l’identico aggettivo o un breve pensiero appartenuto ad un altro personaggio.
E non posso modificarlo, perché sento che è perfetto così, in entrambe le narrazioni.    

In ogni racconto c’è un passaggio segreto che può condurre ad un luogo profondo del proprio inconscio. Il codice d’accesso è legato alle emozioni. Più ci si abbandonerà ad esse, più facile sarà percorrere la strada fino a entrare in contatto con se stessi e scoprirlo. Buon viaggio… 
                                                                                                                                                           NR


per ordinarne una o più copie, scrivere a:   prenotazione@igeoeditore.it 
www.igeoedizioni.it


RECENSIONI

  1. Dalla presentazione del libro di Nicoletta Retico UNIVERSI TEMPORALI - VENERDÌ 11-11-'11 ALLA BIBLIOTECA COMUNALE DI LADISPOLI
    Si è svolta presso l’Auditorium della Biblioteca Comunale di Ladispoli la presentazione del libro illustrato "Universi Temporali-Alchimie di quadri e racconti" scritto da Nicoletta Retico e pubblicato dalla Igeo Edizioni. Il libro, che chi scrive ha avuto l’onore di presentare insieme al sindaco di Ladispoli dott. Crescenzo Paliotta, al poeta Angelo Tobia e all'assessore alla cultura sig.ra Daniela Ciarlantini, si compone di dieci racconti, che vanno dall’anno Mille fino ai nostri giorni,costruenti,nel loro insieme, un percorso letterario di primissimo ordine ingemmato,narrazione dopo narrazione,da altrettante riproduzioni di quadri dell’autrice che è anche una pittrice di vero rango e forte personalità artistica vincitrice di molti premi (come pure da scrittrice) la quale annovera nel suo palmares la partecipazione a varie mostre, sia collettive che personali. Dice la Retico:“Questo mio libro rappresenta un incontro, sottolineato dal formato album, tra il catalogo d'arte e l'opera letteraria. Un viaggio temporale tra sogni, evocazioni, dipinti, magie ed emozioni”.Esaminando il libro più nel dettaglio emerge subito, a tutto tondo, una signora grafica di prim’ordine molto elegante e molto curata nei dettagli (artista/autrice docet) che,per fortuna,al contrario di altre situazioni, non rientra assolutamente nell’ambito di quella grafica “ruffiana” tanto di moda,purtroppo,ai nostri giorni,che sconfina sempre nella brutta e depersonalizzata pacchianeria. L’impaginazione,la giustezza dei caratteri ed i mirabili equilibri raggiunti fra le pitture e le significative e significanti volute elegantemente disegnate, fanno di questo libro una cosa bella da vedere e possedere,al di là ed al di sopra dei formidabili contenuti. Ciò seguendo quel fil rouge, antico e modernissimo nello stesso tempo, che ci riporta(sine iperbole e contaminazioni) direttamente alle origini storiche di esso, insomma un qualcosa da toccare e mostrare senza reticenze come una cosa che ci appartiene e di cui andiamo orgogliosi, sentendola veramente nostra. Per quanto concerne i racconti in esso contenuti ed il loro splendido incedere,senza incertezze e difficili metabolizzazioni, dall’età di mezzo ai nostri giorni siamo sempre in presenza di una prosa di prim’ordine, non aulica e non didascalica, che avvolge il lettore “trasportandolo” e facendolo contemporaneamente riflettere, in modo estremamente intelligente, con un periodare breve e curatissimo, costantemente ben scandito nei suoi vari passaggi lessicali. Nonostante questa naturale grande cura posta nella narrazione e l’estremo rispetto del Lettore messo sempre in essere, Nicoletta Retico porge ai suoi interlocutori, mediati tramite i suoi personalissimi Universi Temporali ( oh mente umana quanto sei duttile e creativa!), delle letture facili anche se estremamente piene di contenuti di prim’ordine che porgono (con grande garbo e sensibilità) ad ognuno di noi più che importanti momenti di riflessione e confronto sia con se stessi che con gli altri. Capita, sempre più di rado, a chi è sempre stato piuttosto attento all’evolversi letterario, di imbattersi in un'opera così bella,personale e creativa e,nello stesso tempo, di facile lettura ed interiorizzazione come “Universi Temporali Alchimie di quadri e racconti” quindi, merito al merito alla validissima scrittrice e pittrice professoressa Nicoletta Retico, direttore artistico dell'Accademia delle Arti di Pyrgi e vivi ringraziamenti per questi lampi di luce vera che ci dona con il suo narrare: una splendida misteriosa aurora boreale oppure una bellissima semplice alba di mezz’estate? oppure… fate Voi, i racconti servono(per fortuna) a questo, per cui ogni Lettore in essi può scegliere i suoi orizzonti ed i suoi “quadri” di vita, simbolici, metaforici o reali che essi siano.
    Arnaldo Gioacchini
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    Gli Universi Temporali di Nicoletta Retico
  2. Venerdì 11 novembre ho assistito con grande piacere alla presentazione da parte del collega Arnaldo Gioacchini, presso l’Auditorium della Biblioteca Comunale "Peppino Impastato" di Ladispoli - partecipanti il Sindaco Crescenzo Paliotta e l’Assessore alla Cultura Daniela Ciarlantini - del libro di Nicoletta Retico "Universi Temporali - Alchimie di quadri e racconti", Igeo Edizioni.
    Si tratta di un libro dall’inconsueto formato album, una accattivante via di mezzo tra il catalogo d'arte e l'opera letteraria.
    Nicoletta Retico vanta un curriculum culturale e artistico di indubbio spessore: laureata in lettere con indirizzo storia dell’Arte, insegnante, restauratrice di dipinti antichi ma anche valida pittrice di suo, scrittrice, direttore artistico dell’Accademia delle Arti di Pyrgi (Santa Severa) ha nel suo “palmares” un bel numero di premi e riconoscimenti, ultimi nel tempo il Premio Primavera 2011 conferito nella Sala della Protomoteca del Campidoglio.
    Racconta Nicoletta che il suo viaggio nella scrittura ha avuto un felice inizio durante un bellissimo week end nell’isola di Ischia nel laboratorio creativo della scrittrice Antonella Cilento. Lasciamo la parola a Nicoletta Retico: “Tra il blu del mare e tutte le sfumature del verde di un giardino pensile io, pittrice, scrivo il mio primo racconto, chiudendo così il cerchio magico pittura-scrittura, dove l’una attinge all’altra, tanto che spesso scrivo storie ispirate ai miei quadri o viceversa”. 
    L’autrice ci spiega che i suoi racconti nascono nei più svariati modi: da sogni, intuizioni, foto o frammenti di vita altrui, quadri che ha visto o dipinto; a volte lascia scorrere le parole liberamente, altre volte si documenta a fondo sull’argomento da trattare, ma comunque sempre in ognuno c’è un pezzo della sua anima, un posto o una persona che ama o che ha amato.
    “ Di notte, al momento di addormentarmi” - afferma Nicoletta – “faccio fatica a cedere al sonno, perché difficilmente smetto di pensare: medito, rifletto, considero e ricordo, incessantemente. Poi, finalmente, arriva l’attimo dell’abbandono e solo in quel punto, con dolcezza, l’indaco della notte mi inghiotte. E sogno, sempre. Poi, di giorno, dipingo e scrivo i miei sogni”.
    E questi sogni, tradotti in bellissimi colori e preziose parole, li regala a noi.
    Claudio Pirolli 
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    UNIVERSI TEMPORALI
  3. In centimetri le dimensioni del libro fanno 21 in altezza, 31,5 in larghezza. Da proporlo rettangolare nel senso di un album per fotografie, di quelli che col digitale non si vedono più. In libreria lo noti per questo. Lo prendi, lo sfogli e, prima di passare sguardo allo scritto, ti ritrovi a considerarne le illustrazioni. Perché Nicoletta Retico, oltre a quella di scrivere, si ritrova un'altra debolezza, quella del dipingere. Per cui Universi temporali, titolo del libro di cui tratto, porta come sottotitolo Alchimie di Quadri e Racconti. Inevitabilmente. Appropriatamente. Per una questione di omogeneizzazione. Se, a prima vista, scrittura e pittura sembrano nel componimento fisiologicamente due modalità espressive a sé stanti, separate e distinte, ognuna con una propria ispirazione e altrettanto proprio svolgimento, a visione e lettura completate testo e quadri non hanno più consistenza separata. Si sono fusi, liquefatti uno negli altri. Fino a rappresentare un impasto solidificato, indivisibile. I quadri sono diventati scrittura, il testo s'è fatto pittura. Per capacità dell'autrice, riuscita a trasferire l'unicità della sua concettualità, della sua espressività, senza sforzo, disinvoltamente, in un prodotto di qualità consigliabile, da condividere. A chi commenta un prodotto siffatto, sintesi di duplice potenzialità intellettuale, spetta, però, per provare a illustrarle, il compito di presentarle separatamente. Compito ruvido, risultando sempre ostico alquanto sezionare ciò che natura ha accorpato. Compito arduo. Raccontare i quadri senza averne visione non è agevole, per chiunque, ancor più per me. È una pittura, quella di Nicoletta Retico, che può trarre in inganno. Naturalistica, figurativa, a prima vista, man mano che le illustrazioni scorrano noti immissioni surrealistiche, cogli inserti espressionistici, rilevi contesti tonali, preziosità decorative, che portano a ricrederti: Nicoletta Retico è una pittrice autentica, strutturata, sofisticata. Come pittrice l'aspettiamo. Deve sottoporci l'evolversi del suo incedere artistico, deve fare una mostra. Arrivati al testo, vi si srotolano dieci racconti, senza legami tra loro, né di ordine cronologico né tematico. Il tratto comune è rappresentato dallo stile. Lineare, descrittivo, accessibile, scorrevole. La diversità è data dal concepimento, riguardo al quale la Retico afferma: «ogni racconto ha avuto numerose genesi e ispirazioni, che si sono fuse tra loro fino ad assumere una forma compiuta: da sogni, intuizioni, fotografie, dal teatro, dal cinema, da un quadro che ho visto o dipinto, da notizie lette o da frammenti di vite altrui». Bel groviglio. Così, ogni vicenda illumina i destini di uomini e donne che al lettore offrono, attraverso i loro gesti e le loro idee, la chiave per provare a comprendere il senso complessivo di una caotica, sempiterna umanità. Da cui provengono situazioni e immagini come se fossero davvero movimenti interiori. Oltre che autrice padroneggiante a pieno l'impasto d'intreccio, la Retico è anche l'Io in cui il Te del lettore può riflettersi senza sforzo, e soprattutto senza resti di sorta. Raccontando, Nicoletta brucia tutto il suo carburante narrativo. Così sulla pagina, pulita e redenta, non resta alcun residuo. Come i suoi personaggi, la sua scrittura, formalmente sostenuta, è un modo per ripulire dei suoi riverberi profondi la perplessità sottostante, facendo identificare il lettore coi protagonisti, coinvolgendolo e accompagnandolo all'uscita senza troppi turbamenti.
    Gianfranco Botti - Recensione per la rivista Controluce
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    Ho il piacere di sottoporre all'attenzione del lettore il libro di Nicoletta Retico “UNIVERSI TEMPORALI – Alchimie di quadri e racconti”, per la curatissima edizione IGEO, opera singolare, di solido impianto tecnico-narrativo, creatività esuberante e generosa. Attraverso le note della prefazione, è la stessa Retico ad offrirci le chiavi del suo modo di essere, ad accennare alla sua personalità e formazione, e a illuminare il senso della sua scrittura. Già i primi periodi si accendono di colori, talvolta desueti nel linguaggio comune (vedi indaco), segnalando la familiarità con la pittura che, fra l’altro, costituisce armonica cornice ai singoli racconti e conferisce ulteriore pregio al libro. L’opera sembra inoltre frutto di una intensa frequentazione delle letture di Freud e, soprattutto, Jung. Parte dai sogni, di cui però intende imperiosamente “cambiare il finale”, per trasformarsi da “vittima a padrona”; altresì nella vita intensa, a volte sofferta, rivendica la centralità del sé, la libertà della costruzione personale, attraverso la discesa nel mare inconscio, nell’utero delle mille rinascite; vuole, con tutta se stessa, addomesticare i suoi demoni per trasformare, come lei sostiene, “il cupo piombo della notte in oro”.
    Questo, in fondo, rivela la suggestiva aspirazione al percorso alchemico verso la conoscenza; e un viaggio di tal sorte la scrittrice intende intraprenderlo in compagnia dei suoi personaggi che diventano misura, testimonianza di quello spazio-tempo a cui danno senso e valore. Da qui il titolo: Universi Temporali. Si ricollega, insomma, alla migliore tradizione umanistica dell’homo faber, al centro del mondo, riconosciuto da Pico della Mirandola quale artefice della propria fortuna e reso celebre nel suo famosissimo De dignitate hominis.
    Pertinente a quanto sopra, si rivela il primo racconto “L’ultimo incanto”, elegantemente compiuto per contenuto e forma pulitissima, dove Arula, strega stupenda e sensuale, inseguirà il dominio della notte e saranno il bene e il male che la abitano a renderla tragicamente libera. L’elemento inquietante e misterico è il fil rouge di tutta l’opera. Comincia qui ad evolvere una sorta di realismo magico che si intreccia alla fascinazione della letteratura sudamericana, ma mentre questa cultura sottende alla tradizione animistica, l’invenzione simbolica e poetica dell’autrice s’innerva, attinge a quella nobile eredità rinascimentale menzionata, che cerca l’uomo unitario anche nell’esoterismo, nell’alchimia o nel percorso globale della ricerca scientifica, come nel racconto “La nebulosa del re astronomo” o nel successivo “Disavventure di messere Gaudenzio, fantacuoco di corte”, dove la ricostruzione del rapporto d’insieme fra percezione e appercezione, fra questa e il male di vivere, diventerà un metodo di cura funzionale alla guarigione del protagonista. Ancora, nella splendida opera di prosa de “I colori di Elijah”, la sussidiarietà sensoriale sarà il tenerissimo quanto eroico esempio della vittoria spirituale sulla cecità.
    Ovunque ci sono personaggi forti, quasi tutti visceralmente innamorati della vita, comunque caparbiamente determinati a conquistarsela. In essi si rifrange, in mille specchi di mille storie, la determinazione ad “esserci”, a raccontarsi, di chi scrive. Dall’autocoscienza alla consapevolezza dell’identità che salva dall’omologazione culturale, evidente nel racconto “Meduse”, il passaggio è naturale; la storia qui poi diventa occasione di denuncia contro la violenza dell’uomo sull’uomo e sulla natura. Sottolineo, in tal senso, un altro racconto: “L’isola nel lago”, uno dei lavori secondo me più intensi per la levità, incisiva come una lama però, con cui l’autrice, richiamando l’attenzione sui drammi più atroci del secolo appena trascorso, inventa una storia originale e spiazzante, che si dipana lungo uno sviluppo calibratissimo fra creatività e senso etico.
    Per completare la breve indagine sei testi a me più graditi, amo fare una piccola sosta su “Adelina Nasturzi e il circolo di Villa Artemisia”, il racconto più lungo. Da qui, dal ritmo filmico della narrazione, traspare l’importante debito culturale con il cinema: è palpabile la nostalgia dei raffinatissimi quanto pensosi interni di Ozpetek fra le stanze della Villa; abbagliano i grigi-mercurio del Bergman del “Settimo Sigillo”, dove mito, psicanalisi, tradizioni nordeuropee si incrociano per un’arte introspettiva e metafisica di rara efficacia, clima di indicibile emozione di cui qualche notturno di Arula potrebbe suggerire la memoria.
    In sintesi, in Universi Temporali Nicoletta Retico avanza in una sorta di sincretismo culturale, percorrendo passi interessanti anche sul piano formale, nell’ambito della contaminazione fra linguaggio poetico, prosastico, pittorico e funzionale alla sceneggiatura. Osserva l’uomo nella sua integrale complessità, come nel male di vivere; non a caso il suo maestro, dice, è Caravaggio. Il suo riferimento all’arte moderna attraversa il Die Bruke: il ponte sul mondo che sta per incendiarsi; è significativa, fra l’altro, l’incursione ricorrente nell’opera di Klimt, sospesa tra classicità e innovazione. Poi, talvolta, persino la parola s’impasta nel colore…
    Anche così il fare letteratura si ascrive nell’alveo di quel neoumanesimo che, finalmente esorcizzato l’”io diviso” di Ronald Laing, Mario Luzi forgia dal magma del secondo Novecento, nel crogiuolo della ripidissima responsabilità individuale e planetaria, sempre compromessa con il centro dell’ex-sistere.  Anche così, come per incantamento, Nicoletta procede con passi rapidi fra le variegate voci delle arti che fanno l’uomo artefice di sé. Induce il lettore a condividere un cammino di sogno nello spazio-tempo della mente e del cuore; il viaggio scorre seducente, secondo un gioco ferratissimo e molto serio, che si avverte impegnativo per i mille echi, i mille snodi culturali nei quali ci attrae. 
    E non si lascia dimenticare facilmente, perché i suoi universi, lussureggianti di ferventi fantasticherie visionarie, partendo dal passato, promettono uno fra i più versatili “io futuri” su cui scommettere.
    Clorinda Ruzzi, poeta e critico letterario.